giovedì 31 gennaio 2008


... en estos días de la semana tan inciertos en los que vivo, mi cuerpo se siente cansado.... apoyado en la sombra de esta soledad que absorbe los pulsos de mi nostalgia... bostezo con gritos ahogados queriendo encontrar una respuesta hacia lo que otros llaman interrogantes... Cubro de lágrimas mi rostro, acariciando mis perfilados labios, alcanzando su final... Y una vez mas me deshojo como una flor... mis pétalos caen a la noche como horas contadas... mis madrugadas pasan de largo sin avisar, sin dejar que mi cuerpo flote, sin llegar a alcanzar al menos los sueños que dibujo en otros versos... Donde deje mis pulsos?¿ ... Donde perdí lo que en momentos soleados concebí ?¿ ... escribí en el cielo palabras enredadas, escribí pensando en los cuerpos que se adueñan de este aire... y en lo injusto que se ve el mundo desde este otro ángulo ... desde allí arriba, grito con rabia, allí donde el resto piensa que es solo una simple tormenta...

venerdì 25 gennaio 2008

- Ode alle acque del porto -

Non altro galleggia nei porti
se non rottami di casse,
cappelli abbandonati
e frutta deceduta.
Dall’alto
i grandi uccelli neri
stanno a guardare, immobili.
Il mare si è rassegnato
all’immondizia
,
le impronte digitali dell’olio
si sono stampate sull’acqua
come
se qualcuno avesse camminato
sulle onde
con piedi oleosi,
la schiuma
ignora la sua origine:
non più zuppa di dea
nè sapone di Afrodite,
ma la sponda in gramaglie
di un’osteria
con galleggianti, oscuri
cavoli sgominati.
Gli altri uccelli neri
dalle ali sottili
come pugnali
aspettano lassù,
lenti, ormai senza volo,
confitti
in una nube,
indipendenti
e segreti
come
liturgiche forbici,
e il mare che ha scordato la marina,
lo spazio dell’acqua
che disertò
e divenne porto,
è esaminato con solennità
da un freddo comitato
di ali nere
che vola senza volare,
confitto nel cielo
blindato, indifferente,
mentre l’acqua sporca dondola
il vile lascito caduto dalle navi.
………………………………
Pablo Neruda

mercoledì 23 gennaio 2008

Rabbit in Your Headlights.Video Incredibile!

Rabbit in Your Headlights music video
Guardatevi questo video... from the Psyence Fiction album

domenica 20 gennaio 2008


… Escribo una nota….siento … y quizás lo encierro en una botella… y quizás lo arrojo al mar… dejando que recorra demasiados kilómetros … dejando que llegue a tus manos… a tu mar, a tu lugar… a tu hogar… e imagino como desenvainas el pergamino con demasiada intriga... imagino como sientes el frío de la botella… imagino como sientes el perfume de mis labios desprendidos de aquellos folios, de aquellas letras…. palabras que dejo escurrir por la tinta de una pluma… y cuando lo lees, recuerdas mi voz… me observas a tu lado… te asombras por la forma que declaro todo lo que derramo… acariciando tus cabellos… encuentras surcos salados … compartes tus lágrimas cuando te hablo de mi soledad… acaricias las lágrimas de aquellas palabras… dejando rastros de mi corazón que quise compartir … dejando marcas de seducción… marcas de pasión… recordando aquellas noches de intensa entrega… recordando secretos que encierra mi ser… interrogantes que cuelgan de nuestros destinos… y al caer la noche… al caer la noche, todas las estrellas vuelcan su calor para poder sentirte… vuelcan su luz para poder seguirte… en sueños apareces besando mi cuerpo y al despertar desapareces dejando tu olor entre mis sabanas… despierto y no estas… despierto y no estas… y te nombro en voz alta… te nombro gritando tu compañía… gritando tu Amor… comienzo a buscarte alrededor de la habitación… entonces si… me di cuenta, solo fue un sueño… me visitaste de nuevo esta noche regalándome palabras… regalándome caricias… besos… placer…. Y dejo el mensaje en una botella dejando viajar lo que siento hasta tu mundo…. Hasta lo que me pertenece, reclamando lo que me robaste… reclamando tu Amor….

martedì 15 gennaio 2008

Because the Night




Prendimi adesso baby qui come sono
Stringimi forte, prova a capire
Il desiderio è forte è il fuoco che respiro
L'amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo
Avanti ora prova a capire
Come mi sento quando sono nelle tue mani
Prendi la mia mano, vieni al riparo
Loro non possono ferirti ora
Non possono ferirti ora non possono ferirti ora
Perché la notte appartiene agli amanti
Perché la notte appartiene al desiderio
Perché la notte appartiene agli amanti
Perché la notte appartiene a noi
Ho dubbi quando sono sola
L'amore è uno squillo, il telefono
L'amore è un angelo travestito come desiderio
Qui nel nostro letto finché mattino arriva
Avanti adesso prova a capire
Come mi sento sotto il tuo comando
Prendi la mia mano mentre il sole tramonta
Loro non possono toccarti ora non possono toccarti ora, non possono toccarti ora perché la notte appartiene agli amanti
Con l'amore dormiamo
Con dubbio il circolo vizioso
Gira e brucia Senza di te non posso vivere
Perdona, questo desiderio acceso
Io credo che sia ora, troppo vero di sentire
Cosi toccami ora, toccami ora, toccami ora
Perché la notte appartiene agli amanti
Perché stanotte ci sono due amanti
Se crediamo nella notte, ci fidiamo
Perché stanotte ci sono due amanti……

lunedì 7 gennaio 2008

Milano 1975. I Mastini


I mastini si vestono di nero, con giubbotti e guanti, i ray-ban sul viso,
scarpe lucide, passo cadenzato, sguardo ceruleo e minaccioso.
Avanzano credendo di aver vinto, avanzano nascosti nella sera,
avanzano…
Sotto i portici il rimbombo dei tacchi, suoni forti, sono forti,
a far giustizia ci vuole poco quando sei padrone della città.
Un momento di debolezza, un momento di solitudine,
si vince facilmente non pensando da soli.
Un ragazzo, una piazza, una San Babila senza babele,
solo un gioco di parole per esprimere ciò che non c'è.
Arrivano, al passo, un tango deformato, disperato, rabbioso, geloso,
intorno alla vendetta.
Non c'è un volto, non c'è età, c'è solo una guerra non digerita,
l'affronto di un potere non riconosciuto, con il senso del macabro.
Un lento rosario di noia con la goffaggine del nulla, prende di mira
un bersaglio con paranoico sadismo, con l'odio di tutti i vinti.
Jeans scampanati, camicione, eskimo e capelli lunghi sono sufficienti
per spaccare un cuore.
Ora si tolgono gli occhiali, le maschere vanno giù, ora non ne hanno più
bisogno, sono sicuri di aver vinto.
Rimane il pianto silenzioso di una città, tanta gente con le bandiere rosse che
sventolano e quel vento di maggio che se l'è portato via.

giovedì 3 gennaio 2008

Il bivio


Nel quartiere di questa piccola, estranea, città fascista, solo nello stile architettonico, naturalmente, esiste un'unica strada, delimitata da due marciapiedi. Sul lato sinistro c'è una scuola fatiscente: due grossi cubi di cemento, collegati da un lungo ed illuminato corridoio vetrato. All'interno si tengono lezioni di musica serali per i bambini, attività vitale e gioconda. Ogni giovedì accompagno mia figlia a lezione e oggi è giovedì. Veniamo accolte dall' insegnante, una donna giovanile sui trentacinque anni, ex obesa, con i segni della sua vittoria contro il grasso sul viso, sempre sorridente, con quell'aria ingenua e rassicurante, una via di mezzo tra una Ci-Ellina e una collegiale. I suoi modi sono, istintivamente, educati e gentili, da vera mangiabambini! Scambio due chiacchiere con lei, convenevoli. Bisogna dare importanza al suo duro lavoro, se nò come giustificarsi i trenta euro che chiede a lezione! In fondo sono una persona sensibile, che toglie sempre dall'imbarazzo, tenta di mettere a posto la coscienza propria e altrui e di dormire sogni tranquilli. Intorno è tutto in ordine e pulito. I libri di musica sul piano, gli strumenti sulla scrivania e lo stereo in posizione. Fa pure molto caldo, perché i termosifoni sono stati lasciati accesi per i bambini. Ogni cosa è chiara qui, tutto è assolutamente perfetto. Lascio l'aula. In tasca ho un bel gruzzolo di caramelle. Compiaciuta di me stessa, certa di star facendo la cosa giusta, sicura d'essere proprio una brava madre, esco in strada. Sul marciapiede di fronte, un piccolo bar con l'insegna al neon: il "Club delle Palme". Le luci dei lampioni illuminano il suo ingresso. Mentre sto aspettando che esca mia figlia dalla scuola, decido di entrare in questo bar. Ne sono attratta come una calamita. Dentro un uomo sui cinquant'anni seduto al tavolo, che fuma nonostante il divieto, pelato, con faccia arcigna e arrogante. Mi ricorda un po' un mio ex fidanzato, è stato arrestato, era un brigatista. Da come impartisce gli ordini al barista capisco essere il proprietario. Il barista, giovane forse trent'anni, indossa un paio d'occhiali neri. Strano, penso, con tutto questo sole? Mi guardo intorno, nel bar c'è un tentativo d'allestimento natalizio in un angolo: per terra una carta d'alluminio rossa con sopra un panettone e due bottiglie di pessimo spumante. Il tutto spruzzato di neve finta, che invece di decorare, sporca. Chiedo un caffè macchiato, anche se a quest'ora tarda mi dà un po' di voltastomaco. Sussurrando il giovane, grasso, barista, orbo, mi chiede come lo voglio. "Che cosa?", "il caffè" risponde, "chiaramente il caffè!". La battuta è sufficiente e vado a sedermi ad un tavolo. Entrano altri due uomini sulla cinquantina, entrambi in tuta verde. Deve esserci qualche fabbrica qui intorno e forse questo è il suo dopolavoro, deduco, tentando di mascherare il fastidio causato dal barista che non mi toglie gli occhiali di dosso. I due ordinano la vodka. A quest'ora? Penso. Stasera che faranno in famiglia? I bastardi! Il barista gli domanda se da un euro e cinquanta o da due. Rispondono quasi in coro, "ma diamine da due, no?!". Prende i bicchieri, secondo me enormi per la vodka, e li riempie fino all'orlo. Entra un altro uomo, sui quarant'anni, ben vestito, in giacca scura e jeans e chiede anche lui un caffè. Mi vede e fa una smorfia. Rispondo con un sorrisetto, il tempo di decidere e annuisco con la testa. Mi avvicino al bancone e chiedo al barista la chiave del bagno. L'uomo sulla quarantina mi segue… Torno, pago, senza guardare nessuno, aggiungo un cioccolatino al conto e lascio il bar. In tasca ho un bel gruzzolo di banconote. Compiaciuta di me stessa, certa di star facendo la cosa giusta, sicura d'essere proprio una brava puttana, esco in strada. Cammino al centro della via deserta, fa molto freddo e infilo le mani in tasca… le caramelle e i soldi!.