venerdì 25 gennaio 2008

- Ode alle acque del porto -

Non altro galleggia nei porti
se non rottami di casse,
cappelli abbandonati
e frutta deceduta.
Dall’alto
i grandi uccelli neri
stanno a guardare, immobili.
Il mare si è rassegnato
all’immondizia
,
le impronte digitali dell’olio
si sono stampate sull’acqua
come
se qualcuno avesse camminato
sulle onde
con piedi oleosi,
la schiuma
ignora la sua origine:
non più zuppa di dea
nè sapone di Afrodite,
ma la sponda in gramaglie
di un’osteria
con galleggianti, oscuri
cavoli sgominati.
Gli altri uccelli neri
dalle ali sottili
come pugnali
aspettano lassù,
lenti, ormai senza volo,
confitti
in una nube,
indipendenti
e segreti
come
liturgiche forbici,
e il mare che ha scordato la marina,
lo spazio dell’acqua
che disertò
e divenne porto,
è esaminato con solennità
da un freddo comitato
di ali nere
che vola senza volare,
confitto nel cielo
blindato, indifferente,
mentre l’acqua sporca dondola
il vile lascito caduto dalle navi.
………………………………
Pablo Neruda

3 commenti:

La Lola ha detto...

Pablo Neruda... un chileno que con sus poesias me robo el corazón...

Mil besos...

Anonimo ha detto...

mi niña que me traduce a neruda, me lo postea aquí y allá en español y en italiano

daniela, siempre tendré el orgullo de haberte volcado yo hacia la gente de habla española de los blogs, has venido de mi mano, no la sueltes, yo sí estoy

:)

amor

damielarindi ha detto...

yes i thank you for all wonderfull people that i knew in your blog! you too Santi. xxx Daniela